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Leadership gentile: quando è efficace e quando no.

La leadership gentile è una delle parole più amate del nostro tempo: empatia, ascolto, presenza, fiducia. Chi non vorrebbe avere (o essere) una/un leader così?

Per “gentile” però non intendiamo l’essere educate, disponibili o accomodanti – che dovrebbe essere la base di qualunque stile di leadership. E nemmeno il contrario, essere dure, maleducate o arroganti.

La leadership gentile è più vicina a un’idea di morbidezza, un approccio che crea uno spazio di sicurezza e accoglienza in cui le persone possono sentirsi viste, rispettate e libere di contribuire. È uno stile che cerca l’equilibrio tra risultati e benessere, non dimenticandosi della crescita delle persone.

Per chi lavora nei team e per le organizzazioni questa visione è condivisa, ma soprattutto auspicabile.

Eppure c’è un aspetto di cui si parla poco: la leadership gentile non è sempre efficace.

O per meglio dire, non è sempre sufficiente.

In certi contesti, momenti o team, l’unica gentilezza possibile è quella di sapere cambiare approccio. Scegliere lo stile giusto è, in fondo, il modo più responsabile di prendersi cura delle persone e dei risultati.

Quando la leadership gentile non funziona?
E quale alternativa possiamo adottare per guidare con sensibilità, ma anche con lucida razionalità?

La gentilezza è una scelta: ma è quella giusta?

Per molto tempo la leadership è stata associata a controllo, autorità, distanza.
Poi (finalmente) si è iniziato a parlare di ascolto, benessere, sicurezza psicologica, cura.

La leadership gentile ha portato un cambio di rotta nell’approccio, più umano, vicino e attento ai bisogni del singolo e del gruppo.
Il rischio che si corre oggi però, essendo diventato per molte realtà più una tendenza “stagionale” che un atteggiamento autentico, è farne una ricetta buona per tutto, anche quando non risponde ai bisogni reali di un team o di un’organizzazione.

A volte si confonde la gentilezza con la compiacenza, con l’evitare il conflitto – sempre più spesso generato dalla diversità generazionale, con l’aspettare che tutte e tutti si sentano pronti ad affrontare la prossima sfida.

Alla domanda: quando la leadership gentile è veramente efficace? la risposta è – non ti piacerà: dipende!

La verità è che non esiste un solo modo giusto di guidare.
Ma esiste un modo adatto a quel momento, con quelle persone, per quello scopo.

Ogni team è diverso e cambia nel tempo 

Hai mai provato a usare lo stesso tono con un gruppo di persone junior e con un team esperto e affiatato? Oppure a lasciare massima autonomia a una persona nuova in un ruolo delicato?

Ogni gruppo ha una diversa maturità, competenze diverse, storie e dinamiche specifiche. E cambia, cresce, evolve. Proprio come ogni singolo individuo nella società.

Un team appena formato ha bisogno di chiarezza, struttura, guida. Un team consolidato può invece fiorire in autonomia e contribuire attivamente alle decisioni.
La leadership non può essere uguale per tutti i gruppi perché, semplicemente, le persone non sono tutte uguali.

E se ci tieni davvero al benessere di chi lavora con te non puoi guidare con un solo stile. Perché anche la gentilezza può diventare una gabbia se usata nel momento sbagliato.

Uno stile soltanto non basta: la leadership situazionale

Qui entra in gioco un modello che ci è caro e che spesso proponiamo nei nostri percorsi: la leadership situazionale. Si tratta di un approccio dinamico, sviluppato negli anni ’70 da Paul Hersey e Ken Blanchard che tiene conto di tre elementi fondamentali:

  1. il livello di competenza e motivazione delle persone
  2. il grado di autonomia che possono gestire
  3. il tipo di obiettivo da raggiungere (e il tempo a disposizione)

L’idea è semplice: non esiste uno stile di leadership efficace in assoluto, ma esistono stili diversi da alternare con consapevolezza – e quindi leader capaci di adattare il proprio stile alle persone che guida. Gli stili principali sono quattro:

  1. Direttivo: guida chiara e precisa quando c’è poca esperienza o il compito è urgente
  2. Coaching: accompagnamento e supporto quando serve far crescere competenze e consapevolezza
  3. Partecipativo: condivisione e dialogo quando il team è maturo e può contribuire attivamente
  4. Delegante: fiducia piena quando le persone sono autonome e responsabili

Saperli usare tutti – e soprattutto capire quando è più corretto usarli – è ciò che rende una leadership davvero efficace.

Quando la leadership gentile non funziona (ed è giusto così)

Ci sono situazioni in cui la gentilezza da sola non basta. Ne raccontiamo tre, tra le più comuni:

1. Il team è nuovo, insicuro o inesperto

In questi casi c’è bisogno di guida, chiarezza, direzione. Un approccio troppo morbido può generare incertezza. Le persone hanno bisogno di sentirsi al sicuro e la sicurezza passa anche da confini, obiettivi e aspettative chiare.

2. Serve una decisione rapida e netta

Non tutti i momenti permettono confronto e mediazione. In situazioni complesse, serve assertività. Guidare, in questi casi, significa anche assumersi la responsabilità di scegliere. Non è rigidità ma cura per l’intero sistema.

3. La relazione è sbilanciata

Se la tua disponibilità è sempre “a senso unico”, se tendi a evitare ogni conflitto per il timore di ferire o deludere, stai esercitando una gentilezza che ha smesso di essere sana. La vera cura, spesso, è aiutare le persone a crescere anche indicando dei confini.

Essere leader significa imparare a osservare 

La domanda più importante che una/un leader può farsi non è:
sto usando lo stile giusto?
ma piuttosto:
di cosa ha bisogno oggi questo team?

Guidare con gentilezza non significa essere dolci, flessibili o accomodanti. Significa essere presenti, lucidi, attenti. Saper cambiare, saper restituire con sincerità e reggere anche il disagio, quando serve per costruire qualcosa di migliore.

Quale stile ti serve in questo momento?

Se in questi mesi ti sei posta/o, posto questa domanda, ti invitiamo a riflettere su questi punti prima di risponderti:

  • Perché alcune decisioni non vengono seguite?
  • Perché sento fatica nel guidare questo team?
  • Perché la mia gentilezza non viene accolta come vorrei?

Potrebbe essere il momento giusto per fare una valutazione più ampia, a volte può essere sufficiente una mappa o uno strumento visuale per orientarsi, altre volte invece avresti bisogno di una – facciamo due! professioniste con cui dirigere insieme la bussola.

Hai bisogno di esplorare come rendere più efficace (e consapevole) la tua leadership?

Possiamo accompagnarti in un percorso di osservazione, ascolto e crescita.
Perché guidare bene le persone non è un talento innato, ma una competenza che si può coltivare.

Che tipo di leadership funziona (o non funziona) nella tua realtà? 
Scrivici o consulta i nostri servizi per scoprire come possiamo lavorare insieme.

Eva Martini e Alessandra Scomparin - KaleidoHub
Eva Martini e Alessandra Scomparin – KaleidoHub Treviso – consulenza HR – analisi di clima
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benessere aziendale, cultura aziendale, filosofia aziendale, leadership gentile, leadership situazionale